pubblicato su Giornalettismo
Dopo
due puntate dedicate alla capitale, l’aereo mi conduce nel profondo sud
della Cina, in una meta obbligata per gli amanti di tutto ciò che è
vietato nel resto della Repubblica Popolare, a cominciare dal gioco
d’azzardo. Avete una settimana da dedicare ad Honk Kong:
Macao merita una gita? Di quanti giorni? Non più di uno, a meno che non
siate collezionisti di timbri sul passaporto, giocatori incalliti o
semplicemente desiderosi di farvi vezzeggiare da russe e taiwanesi da
favola in lussuose saune-bordello. Ok, potete starci anche una
settimana, ma non si tratta certo di una vacanza economica! A Macao c’è
un aeroporto, ma di solito si arriva con il ferry da Hong Kong,
efficiente, puntuale e confortevole, che fa la spola tra Kowloon (o
l’isola di Hong Kong) e Macao 24 h su 24. C’è anche un servizio navetta
di elicotteri, per facoltosi spendaccioni che vogliono atterrare a Macao
emulando degli esosi miliardari russi. I comuni mortali giungono in
un’ora di navigazione in questa regione amministrativa speciale cinese
fino al 1999 sotto il dominio portoghese e ora libera di prosperare
grazie a ciò che è severamente proibito in Cina. La moneta locale è la
Pataca, ma potete benissimo fare acquisti e puntate al casinò con i
dollari di Hong Kong.
UN ENORME VILLAGGIO TURISTICO PER I RICCHI CINESI - Iniziamo col dire
che la Cina deve offrire divertimenti ai sempre più numerosi milionari.
Ma non nel proprio territorio, perché il rischio, secondo il regime
comunista-capitalista, è che ne approfitti (o ne sia così attratto da
spingersi a commettere illegalità) anche il popolo e che imbocchi la
cattiva strada. Allora ci sono delle specie di “isole” dove i cinesi coi
danè possono facilmente spendere e spandere. Hong Kong e Macao sono nel
territorio della Cina, ma ci sono incredibili “colonie dei bagordi” per
cinesi anche in Laos, Cambogia e Vietnam. Compagnie di navigazione
private permettono questo pendolarismo senza bisogno del visto sul
passaporto. Ci si trova in questi enormi cittadelle del divertimento con
prostituzione e gambling,
anche se alla prima i cinesi non sono ancora particolarmente
interessati. Qua di Occidentali non se ne vedono, il gusto e l’estetica
di questi villaggi turistici sono tipicamente cinesi. In Laos c’è un
casinò che simula la Roma antica che mischia un po’ tutto. Noi diremmo
che è stato progettato da un ragazzino delle scuole medie, ma qua non si
viene per fare lezioni di storia.
IN GIRO PER L’EX COLONIA- Torniamo a Macao. Una volta attraccato il
ferry si sbrigano le procedure d’immigrazione, chi fuma può acquistare
sigarette ad un decimo rispetto ad Hong Kong. Sulla terraferma decine di
pullman accolgono i visitatori. Sono tutti diretti ai casinò. Belle
hostess invitano a salire. Ognuno di questi polli cinesi che scendono un
po’ spaesati dal ferry ha in tasca qualcosa che andrà a rimpinguare il
PIL locale. Sparsi sulla penisola e sull’isola (con Coloane e Taipa) ci
sono almeno trenta templi dell’azzardo. Il fatturato è di molto maggiore
rispetto a quello di Las Vegas,
di cui Macao ne è la simulazione. Esattamente: simulazione della
simulazione. Ma la copia ha superato l’”originale”. Opto per il Venetian
di proprietà, come il Sands, del miliardario Sheldon Adelson, situato
sull’isola collegata da alcuni lunghissimi ponti, così ho modo di vedere
questa bislacca regione autonoma. Ecco, Macao non è posto per girare a
piedi. È un po’ come Hong Kong ma con meno sovrapassaggi e sottopassaggi
pedonali. C’è traffico e inquinamento. Le vie libere dalle auto sono
quelle intorno alla Chiesa di San Paolo, distrutta da un incendio, di
cui è rimasta solo la facciata barocca, e la Cattedrale. Sono le vie
dello struscio e dello shopping. Da qua ci si può avventurare in
direzione del vecchio quartiere a luci rosse, dove si trova un
caratteristico ostello. Ma non aspettatevi di incontrare prostitute nei
“bassi”. Quest’attività si è spostata nelle saune dei resort.
COSA FARE IN UN CASINO’ – La vostra permanenza all’interno del casinò
sarà direttamente proporzionale alla quantità di soldi che avete in
tasca. Se i soldi sono tanti c’è di che divertirsi, soprattutto giocando
ai tavoli con croupier. La giocata minima è intorno ai 200 dollari di
HK (circa 20 euro), ma di solito si gioca molto di più. Se siete poveri
in canna (o avete intenzione di spendere i soldi in altro modo) ci sono i
tavoli elettronici e le slot machines.
Molto appagante osservare la commedia umana. Mi attrae la figura
dell’high roller. Mi soffermo su uno che ha la faccia da criminale e una
ventenne sexy di fianco. Maneggia le carte come se volesse
accartocciarle, tanto che il dealer è spesso costretto a cambiare mazzo.
Le fiches presenti sul tavolo sono rettangolini di plastica che
corrispondono allo stipendio annuale di un italiano, i piatti sono in
grado di eguagliare l’intero PIL di un villaggio rurale. Gli high
rollers hanno spazi Vip con belle cameriere e cordoni di velluto rosso
che ne separano il territorio. Il baccarat va per la maggiore, molti
tavoli di Sic Bo e Fan Tan, il poker è in crescita, ma gli spazi a
disposizione per la texana sono piuttosto limitati. Quasi tutti i
giocatori sono cinesi. C’è qualcosa di fantastico nel girare per il
Venetian, tra i pulitissimi canali ricostruiti con tanto di gondole e di
gondolieri dagli occhi a mandorla. Ci si può sedere e mangiare in
ristoranti o fast food economici, si può fare shopping, si possono fare
foto abbracciati con lo sfondo di San Marco. Certo, è strano pensare che
Disneyland non sia stata inventata dai cinesi. L’unica cosa che manca
sono gli orologi. Dal Venetian ci sono pullman che conducono in un altro
casinò della stessa catena. Ne approfitto anche per andare a visitare
il sontuoso Lisboa e uscire si via Almeida Ribeiro, dove noto una lunga
sfilze di gioiellerie.
Anche se potrebbero chiamarsi bordelli legalizzati, le saune sono
attive in molti i resort. La frequentazione è soprattutto cinese. Lo
stile è tra il mafioso e l’high roller. Ci sono ragazze russe,
thailandesi, cinesi, filippine, taiwanesi e vietnamite. Di solito i
costi variano in base alla nazionalità delle ragazze. Le taiwanesi sono
le più care. In alcuni bordelli, volevo dire saune, sembra di trovarsi
in macelleria. Le ragazze sono in esposizione, e si indica quella
prescelta. In altri posti sfilano. La sostanza è sempre quella: ci si
rilassa come in una qualunque sauna, si transita attraverso diversi
ambienti, ci sono servizi di massaggio specifici, ma ci si può anche
appartare con ragazze che lavorano all’interno. I prezzi dei servizi
sono chiaramente descritti e difficilmente i costi verranno pompati
perché siete occidentali. Insomma, tutto si svolge in modo decisamente
più razionale che nel quartiere a luci rosse di Hong Kong dove si
respira un clima di illegalità diffusa.
Ma c’è poco da fare a Macao: le spiagge sabbiose, qualche posticino
tranquillo a Taipa o Coloane, il cinodromo (forse l’esperienza
sociologicamente più interessante), poi sentirete nostalgia di Hong
Kong, del caos ordinato della ex colonia inglese che intimorisce e
attrae nello stesso tempo; un posto dove sentirsi a casa. Specie se,
come me, una casa non l’avete più da un pezzo.
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