mercoledì 23 ottobre 2013

Vang Vieng socchiude i battenti

Tra Luang Prabang e Vientiane, nel Laos settentrionale, c'è un' amena località incorniciata da montagne dalle forme così imprevedibili che sembrano disegnate da un bambino inquieto. Qualche anno fa Vang Vieng, affacciata sul Mekong, era tappa di passaggio per tutti i viaggiatori indipendenti alla ricerca di qualche giorno di sballo da sostanze psicotrope e feste a base di alcool. Da essere un sonnacchioso paesino dove le giornate si susseguivano placide e identiche, Vang Vieng si era trasformata in uno degli epicentri festaioli del sud est asiatico.

Tra le attività più praticate di Vang Vieng c'è il tubing, vale a dire scendere un tratto del fiume aggrappati ad una ciambella, oppure gettarsi nello stesso con una corda lunghissima. Era festa tutte le notti nei locali affacciati sul fiume che pompavano musica fino all'alba e vendevano direttamente oppio, ganja, anfetamine e funghi. Il connubio tra attività pericolose con droghe ha provocato diversi morti, almeno 20 all'anno tra i turisti. Nel 2012 è intervenuta la polizia e ha fatto chiudere tutti i ristorantini che disponevano di questi Happy o Special Menu e ha fatto abbassare il volume della musica. Da lì è iniziato un lento declino turistico.

Ora a Vang vieng si respira un'aria meno festaiola, anche se resta una frequenta tappa tra la capitale e Luang Prabang. Ma cosa resta di quello sballo oggi, cosa resta di Vang Vieng un anno dopo?

Sicuramente l'offerta di guesthouse e ristoranti è superiore alla domanda. In molti hanno fiutato il business nei tempi d'oro della Vang Vieng festaiola ed hanno aperto strutture per accogliere un numero spropositato di turisti. È tutto un susseguirsi di guesthouse e ristoranti con menu occidentali, a suon di offerte concorrenziali che ne fanno uno dei posti turistici più economici del Laos.

Tutti i lavoratori nell'ambito del turismo, quindi buona parte della popolazione, rimpiangono i tempi in cui gruppi di americani strafatti tornavano all'alba con i corpi dipinti, in cui tedeschi acquistavano intere casse di birre in cui le ragazze dopo aver provato ya ba si gettavano nude nel fiume.

Sul web è facile trovare articoli in cui si dice che gli autoctoni rimpiangono la tranquillità dei tempi che furono, prima dell'assalto turistico. Falso. Quello che vogliono qua sono kip, baht e dollari dello zio sam per accedere al mondo dei consumi, comprarsi un'auto e non fare nemmeno un passo a piedi! Non importa se a portare questi soldi sono occidentali debosciati che mettono piede in Laos solo per acquistare droghe a basso costo e bere fiumi di beer lao. L'errore che spesso si fa è trasferire i propri pensieri e le proprie idee nella testa di persone dalla cultura diametralmente opposta. Se un luogo che ha perduto la sua genuinità per diventare una Ibiza tra le montagne è per noi un obbrobrio, per i laotiani che cominciano a vedere qualche soldo è qualcosa di magico.

Le droghe continuano ad essere presenti, ma in modo più discreto. A venderle non sono gli autisti di tuk tuk come a Vientiane o Luang Prabang, ma semplicemente i ristoratori, più facilmente chi lavora nelle guesthouse, per arrotondare. Già il primo giorno il proprietario è entrato nella mia stanza proponendomi una busta di marijuana. Alcuni ristoranti continuano a vendere menu speciali, ma lo fanno di nascosto. Insomma: le droghe si assumono nella propria camera, ma ciò fa perdere il loro appeal.

L'aspetto divertente è che restano aperti molti chill out bar, con divanetti per strafatti. Ognuno trasmette a ripetizione serie come South Park, i Griffin, i Simpson e Friends dall'orario di apertura a quello di chiusura, ognuno è specializzato in una serie televisiva. Insomma, se voglio rilassarmi dopo aver fumato dell'oppio posso scegliere davanti a quale programma stendermi.

Come in buona parte dell'Asia non mussulmana, non manca la prostituzione, anche se non è esplicita come in Cambogia o Thailandia. La via principale è piena di centri massaggi che propongono, oltre al lao massage fatto da mani inesperte anche altri servizi. Il numero di questi centri massaggi è esagerato, in molti lavorano diverse ragazze (e lady boy) che la maggior parte del tempo stanno sedute a fissare il vuoto in attesa di clienti che non arrivano. Qualche ragazza staziona timidamente in qualche bar, ma diciamo che del go go bar stile thailandese non è che l'embrione.

Il mio albergatore è disperato. Non ci sono clienti. Dice che la colpa è che nelle cartine ufficiali sembra che la sua guesthouse è in periferia. Vuole delle nuove mappe in cui Sana Cha guest house risulti al centro di Vang Vieng. Ovviamente lo aiuto a prepararle. In cambio di un pasto e una notte gratis. Per arrotondare, durante la permanenza, mi propone di tutto: colazione, pranzo, lavaggio biancheria, trekking, biglietti di autobus, droghe e dopo qualche giorno anche lady boom boom. Anche lui rimpiange il periodo d'oro dei rave, delle droghe e dei soldi facili, la sua visione del territorio non ha nulla di romantico, è un mezzo per giungere ai soldi, per della paccottiglia spianerebbe le montagne, devierebbe il corso del Mekong.

Eppure non ho mai visto nessun popolo sorridere come i laotiani, un sorriso di cui in Thailandia non resta quasi più nulla, anche se sono riusciti a realizzare la grande aspirazione dei laotiani.