Tra Luang Prabang e
Vientiane, nel Laos settentrionale, c'è un' amena località
incorniciata da montagne dalle forme così imprevedibili che sembrano
disegnate da un bambino inquieto. Qualche anno fa Vang Vieng,
affacciata sul Mekong, era tappa di passaggio per tutti i viaggiatori
indipendenti alla ricerca di qualche giorno di sballo da sostanze
psicotrope e feste a base di alcool. Da essere un sonnacchioso
paesino dove le giornate si susseguivano placide e identiche, Vang
Vieng si era trasformata in uno degli epicentri festaioli del sud est
asiatico.
Tra le attività più
praticate di Vang Vieng c'è il tubing, vale a dire scendere un
tratto del fiume aggrappati ad una ciambella, oppure gettarsi nello
stesso con una corda lunghissima. Era festa tutte le notti nei locali
affacciati sul fiume che pompavano musica fino all'alba e vendevano
direttamente oppio, ganja, anfetamine e funghi. Il connubio tra
attività pericolose con droghe ha provocato diversi morti, almeno 20
all'anno tra i turisti. Nel 2012 è intervenuta la polizia e ha fatto
chiudere tutti i ristorantini che disponevano di questi Happy o
Special Menu e ha fatto abbassare il volume della musica. Da lì è
iniziato un lento declino turistico.
Ora a Vang vieng si
respira un'aria meno festaiola, anche se resta una frequenta tappa
tra la capitale e Luang Prabang. Ma cosa resta di quello sballo oggi,
cosa resta di Vang Vieng un anno dopo?
Sicuramente l'offerta di
guesthouse e ristoranti è superiore alla domanda. In molti hanno
fiutato il business nei tempi d'oro della Vang Vieng festaiola ed
hanno aperto strutture per accogliere un numero spropositato di
turisti. È tutto un susseguirsi di guesthouse e ristoranti con menu
occidentali, a suon di offerte concorrenziali che ne fanno uno dei
posti turistici più economici del Laos.
Tutti i lavoratori
nell'ambito del turismo, quindi buona parte della popolazione,
rimpiangono i tempi in cui gruppi di americani strafatti tornavano
all'alba con i corpi dipinti, in cui tedeschi acquistavano intere
casse di birre in cui le ragazze dopo aver provato ya ba si gettavano
nude nel fiume.
Sul web è facile trovare
articoli in cui si dice che gli autoctoni rimpiangono la tranquillità
dei tempi che furono, prima dell'assalto turistico. Falso. Quello che
vogliono qua sono kip, baht e dollari dello zio sam per accedere al
mondo dei consumi, comprarsi un'auto e non fare nemmeno un passo a
piedi! Non importa se a portare questi soldi sono occidentali
debosciati che mettono piede in Laos solo per acquistare droghe a
basso costo e bere fiumi di beer lao. L'errore che spesso si fa è
trasferire i propri pensieri e le proprie idee nella testa di persone
dalla cultura diametralmente opposta. Se un luogo che ha perduto la
sua genuinità per diventare una Ibiza tra le montagne è per noi un
obbrobrio, per i laotiani che cominciano a vedere qualche soldo è
qualcosa di magico.
Le droghe continuano ad
essere presenti, ma in modo più discreto. A venderle non sono gli
autisti di tuk tuk come a Vientiane o Luang Prabang, ma semplicemente
i ristoratori, più facilmente chi lavora nelle guesthouse, per
arrotondare. Già il primo giorno il proprietario è entrato nella
mia stanza proponendomi una busta di marijuana.
Alcuni ristoranti continuano a vendere menu speciali, ma lo fanno di
nascosto. Insomma: le droghe si assumono nella propria camera, ma ciò
fa perdere il loro appeal.
L'aspetto divertente è
che restano aperti molti chill out bar, con divanetti per strafatti.
Ognuno trasmette a ripetizione serie come South Park, i Griffin, i
Simpson e Friends dall'orario di apertura a quello di chiusura,
ognuno è specializzato in una serie televisiva. Insomma, se voglio
rilassarmi dopo aver fumato dell'oppio posso scegliere davanti a
quale programma stendermi.
Come in buona parte
dell'Asia non mussulmana, non manca la prostituzione, anche se non è
esplicita come in Cambogia o Thailandia. La via principale è piena
di centri massaggi che propongono, oltre al lao massage fatto da mani
inesperte anche altri servizi. Il numero di questi centri massaggi è
esagerato, in molti lavorano diverse ragazze (e lady boy) che la
maggior parte del tempo stanno sedute a fissare il vuoto in attesa di
clienti che non arrivano. Qualche ragazza staziona timidamente in
qualche bar, ma diciamo che del go go bar stile thailandese non è
che l'embrione.
Il mio albergatore è
disperato. Non ci sono clienti. Dice che la colpa è che nelle
cartine ufficiali sembra che la sua guesthouse è in periferia. Vuole
delle nuove mappe in cui Sana Cha guest house risulti al centro di
Vang Vieng. Ovviamente lo aiuto a prepararle. In cambio di un pasto e
una notte gratis. Per arrotondare, durante la permanenza, mi propone
di tutto: colazione, pranzo, lavaggio biancheria, trekking, biglietti
di autobus, droghe e dopo qualche giorno anche lady boom boom.
Anche lui rimpiange il periodo
d'oro dei rave, delle droghe e dei soldi facili, la sua visione del
territorio non ha nulla di romantico, è un mezzo per giungere ai
soldi, per della paccottiglia spianerebbe le montagne, devierebbe il
corso del Mekong.
Eppure
non ho mai visto nessun popolo sorridere come i laotiani, un sorriso
di cui in Thailandia non resta quasi più nulla, anche se sono
riusciti a realizzare la grande aspirazione dei laotiani.